La vera storia del “bandito” Salvatore Giuliano

cavallo a dondoloQUESTA FOTO

Questa foto me la scattò mio padre in piazza Matteotti,
a Castelvetrano, dove eravamo andati da poco ad abitare
in un appartamentino al primo piano del Cortile Murania
dopo tre anni vissuti in un altro fornitoci dai Mandina,

sulla via per Selinunte, dove ero nato io e dove,
ad appena due anni compiuti, 
vidi morire mia nonna,
Caterina Giliberti Mendolia di Montevago y Santamargherita,

e piangere mio nonno Giuseppe Cacioppo,
grande artista e capopolo suo sposo,

e – cosa che poi scoprii davvero rara –
vidi piangere persino mia madre Margherita,
grande intellettuale degna figlia del mio grande nonno

La seconda guerra mondiale è finita da poco,
io qui nella foto di anni ne ho quattro, c’è il sole

cavallo a dondoloQUESTA FOTO

Sul marciapiede,
appena fuori dal nostro cortile,
seduto sul mio cavallo a dondolo in legno e cartapesta
,
guardo curioso e preoccupato le donne in nero, molte,
che in silenzio, poco più giù,
sono assiepate davanti all’arco del Cortile De Maria,
proprio lì dove dalla piazza la strada porta in leggera discesa
verso il mercato di Sant’Antonio,
ricco di pesce fresco e meravigliose verdure 

Quella stessa mattina, all’alba,
ero stato svegliato da un improvviso rumore terribile,

quello di una raffica di mitra,
ed ero corso a rifugiarmi da mia madre 
che,
con voce tranquilla, mi disse di tornare subito a letto a riposare

Quella notte
era stato assassinato,

a cinquanta metri da casa mia,
il famoso “bandito” Salvatore Giuliano

Il paese si svegliava con il sole
e nessuno ancora sapeva

Mio padre non era stato a casa quella notte,
lavorava in ferrovia lontano sui treni e non aveva certo sentito la raffica

Tornato all’ora della nostra colazione,
invece di andarsene a dormire aveva voluto portarmi giù al sole,
fuori dal cortile, con il mio cavallo a dondolo,
per farmi una foto con la sua macchina fotografica Ferrania,
che si era regalata da poco e di cui andava fiero

Ma io la raffica l’ho sentita…
ed ora, mentre papà che non sa mi fotografa,

guardo verso quell’assembramento, insolito,
di donne a lutto davanti al Cortile De Maria

Scende la mamma con la grande borsa in paglia per la spesa
e dice che mi porta al mercato per compagnia,
così mio padre può tornare sopra in casa
(con la sua Ferrania in mano ed il mio cavallo a dondolo sotto un braccio)
per andarsi finalmente a riposare

Presa la discesa verso il mercato,
mia madre subito si ferma e si addossa alle altre donne in nero,
 in silenzio a guardare, pietrificate, Salvatore Giuliano morto

Carponi, mi insinuo tra le sottane e le caviglie delle donne
e – subito – vedo il bel Giuliano morto che sembra vivo,
ventre a terra, pantaloni neri, faccia verso la strada,
occhi scuri spalancati in basso proprio verso me,
lunghi scuri capelli aperti come un ventaglio,
bianca canottiera fiorita di rosso sangue

Il nonno ci raggiunge alle spalle e ci chiama
E’ un nonno che già sa tutto ma stavolta tace e,
come la mattina spesso fa,
si offre di accompagnarci al mercato per poi aiutarci,
al ritorno, portando lui la borsa piena

Così, saggiamente,
senza dire granchè, ci distoglie dallo scenario di sangue,
ci rende tranquilli

Mia madre subito accetta e,
con la borsa vuota della spesa in mano,
dopo un grande respiro si affretta
e ci precede di qualche passo

Il nonno invece non ha fretta, va piano ed io,
che ora sono per mano a lui, sto per chiedergli…
e lui mi guarda e dice:

Non credere mai, Pinù, a chi ti parlerà male di lui,
perchè Salvatore Giuliano era un bravo ragazzo !

In verità, sebbene gli si addossi ogni colpa,
non ha mai ucciso nessuno salvo il carabiniere
che gli voleva sequestrare 
un sacco di grano,
che aveva rimediato in tempi di vera fame

per far mangiare i suoi genitori ed i suoi familiari

Dovendo da allora sopravvivere da latitante,
faceva a volte i blocchi con altri pochi amici suoi
sullo stradone per Palermo dalle parti di Montelepre

Ogni tanto fermavano per un paio d’ore i camion e,
se questi trasportavano roba dei ricchi,
Giuliano li derubava del camion e del carico e poi,

tolto il necessario per le esigenze della banda,
distribuiva tutto il resto, sui monti,
ai poveri dei paesi dell’interno !

Tace e, dopo un attimo, aggiunge:

Ora ti racconto una cosa…
che è successa proprio a me!

Una volta i suoi, giù sulla strada per Palermo,
hanno fermato un camion 
che portava cose mie,
ed io ero seduto accanto all’autista

Alle mie grida di protesta si affacciò Giuliano,
da dietro una roccia più in alto, e appena mi vide,
ma credo mi avesse già riconosciuto dalla voce,
disse loro:

“Lassati stari a Pippinu Cacioppu, lassàtilu ìri !
Nun ci fati perdiri tempu,
lassatilu carriari quètu chiddru chi vvoli !
Chistu è cristianu chi nun travagghia pi li rricchi,
è cristianu chi ss’avìssi guai com’avemu nui…
fussi puru ìddru ccà cu nniàtri!”

Davvero, nonno?
Esclamai, e lui, tranquillo:

Ti ho mai detto bugie?

Ma allora perchè è morto?
Perchè lo hanno ammazzato?
Lo sai?

Gli chiesi io che avevo quattro anni, pressante, e lui,
che di anni ne aveva attorno ai settanta come io adesso,
senza esitare mi rispose:

Potevano da tempo arrestarlo
Avrebbero potuto farlo 
anche stanotte, volendo,
mentre dormiva qui in casa dell’avvocato De Maria,

ma hanno preferito ammazzarlo…
hanno preferito ammazzarlo perchè non parlasse

E di cosa non volevano parlasse? Lo sai nonno?
Mi azzardai a chiedere, e subito lui:

Se l’avessero arrestato invece di assassinarlo,
se avesse affrontato un regolare processo,

sarebbe venuto fuori che lo avevano lasciato libero
per addossare a lui e alla sua banda
le orribili malefatte contro il popolo 
che
– tramite campieri, mafia, carabinieri, militari, massoni, servizi segreti –

i ricchi hanno attuato contro di noi in questi pochi anni dopo la guerra
Per nascondere i loro segreti occorreva un bandito cattivo e imprendibile

Poi, alle recenti elezioni
(ricordi le discussioni a casa con papà e mamma?),
come sai… ha vinto la canèa democristiana
ed ora, che hanno vinto 
anche politicamente, i ricchi…
non hanno più bisogno di attuare stragi contro il popolo,
come ad esempio hanno fatto a Portella incolpando Giuliano


Avevano solo bisogno di uccidere Salvatore Giuliano
perché non parlasse, perché non si potesse difendere dalle accuse,
perché non si sapesse la verità sulla loro cattiveria…
E questa notte lo hanno fatto!

Mio nonno non disse altro ed ora,
chiuso il discorso su Salvatore Giuliano,
immagino vi sarete forse chiesti cosa c’entrasse
con il dominante clima delle feste di fine anno
questo racconto su vita e morte del “bandito” Giuliano

La risposta è che la verità sulla vita e la morte di Giuliano,
quella verità che non si deve tuttora sapere,
quella verità per coprire la quale fu assassinato, 
ci è ancora necessaria per svegliarci
e finalmente capire di chi siamo sudditi

Capire che,
senza un pubblico ed imponente sussulto di dignità,
resteremo sempre e solo vittime,
sudditi impauriti imbrogliati e tremanti


Se non siamo belli solo a parole…
l’appuntamento di questa Primavera 2017 a Roma,
iniziale sussulto imponente di collettiva dignità,

diventa per noi tutti davvero importante

sanbernardo

Pubblicato da pinomasi

selinunte, marinella di selinunte, comune di castelvetrano, provincia di trapani, regione sicilia, nazione italia, madre siciliana, padre pisano, nonno materno scultore liberty ed oratore socialista rivoluzionario, nonno paterno poeta futurista e fascista dalla marcia su roma fino alla fine di salò, scuole in sicilia fino alla quarta elementare, quinta elementare e scuola media a pisa, maestro d'arte diplomato all'istituto statale d'arte di pisa con la migliore media di voti del suo corso, poi - come pittore allievo di severa e purificato all'accademia delle belle arti di firenze - studia anche anatomia e storia dell'arte e, al contempo, aderisce alpotere operaio pisano che ruota attorno alle con/vers/azioni di sofri cazzaniga dellamea luperini e fonda con alfredo bandelli e lydia nissim ed altri il canzoniere pisano dando inizio alla nuova canzone popolare di lotta che caratterizzerà il movimento di antagonismo politico culturale per tutto un quindicennio caratterizzato dalle lotte sociali e dall'unità tra studenti e operai, unità che dava al movimento di allora la forza bastante a richiedere ed imporre al sistema di potere bipolare asssoluto filosovietico o filoatlantico di allora una alternativa indipendente di democrazia diretta, esempio temibile di questa forza fu per i potenti di allora l'autunno caldo del 1969 ed a questa forza da loro temuta risposero immediatamente con la strategia della tensione iniziata appunto con la strage di piazza fontana a milano del 12 dicembre 1969, strage di cui lo stato accusava gli anarchici e di cui invece pino, in piena sinntonia con la nascente lotta continua di adriano sofri e di mauro rostagno, accusava lo stato come mandante ed esecutore della strage attraverso i suoi servizi appositamente segreti, nasce così il canzoniere del proletariato e la collana dei dischi di lotta continua, nascono i circoli ottobre, nasce il film di pasolini sulla strage e nasce la distribuzione militante dei dischi e del film e dei concerti con il circuito culturale alternativo rappresentato dai circoli ottobre, ma la strategia della tensione attuata dal potere centrò comunque il suo principale scopo e cioè quello di spostare improvvisamente lo scontro col movimento antagonista dal livello prevalentemente culturale a quello prevalentemente militare, che non poteva che portare al soffocamento culturale del movimento...