LA NOTTE DEL 15 DICEMBRE

TANTI ANNI FA, LA NOTTE DEL 15 DICEMBRE 1969, UN AMICO DEL POPOLO ED OTTIMO PADRE DI FAMIGLIA, IL FERROVIERE GIUSEPPE PINELLI, SOLO PERCHÈ ANARCHICO MORÌ PRECIPITANDO DALLA FINESTRA DELL’UFFICIO DEL GIÀ TRISTEMENTE NOTO COMMISSARIO DELLA SQUADRA POLITICA, DOTTOR LUIGI CALABRESI, SITO AL QUARTO PIANO DELLA QUESTURA MILANESE

FU COSÌ CHE CESSÒ DI VIVERE IL FERROVIERE ANARCHICO DA NOI TUTTI AMATO GIUSEPPE PINELLI, SFRACELLANDOSI TRA LE AIOLE E IL MARCIAPIEDE DEL CORTILE INTERNO DEL FAMIGERATO LUGUBRE EDIFICIO

DETTO QUESTO SENZA TEMA DI SMENTITE, per chi vuol meglio capire modo e contesto in cui avvenne il terribile assassinio di Giuseppe Pinelli è certo UTILE leggere la eccezionale INTERVISTA resa dopo i fatti al settimanale Lotta Continua dal giovanissimo compagno anarchico PASQUALE VALITUTTI, grande amico di Pinelli e un po’ anche mio

PERCHÈ UTILE, L’INTERVISTA ?
Perché Pa­squa­le Valitutti, Lello per gli amici, è l’UNICO TESTIMONE, NON APPARTENENTE ALL’ UFFICIO POLITICO DELLA POLIZIA PRESENTE AL QUARTO PIANO DELLA QUESTURA DA CUI PINELLI VENNE “SUICIDATO” !

Da allora Lello con­ti­nua ad affermare la sua ve­ri­tà (perché, ci dice, “la ve­ri­tà non ha una sua va­ria­bi­li­tà”) e Pinelli diventa per tutti la “Vit­ti­ma” di quel­la “stra­te­gia della ten­sio­ne” che fu agita dalle clas­si do­mi­nan­ti con­tro le no­stre lotte e le no­stre spe­ran­ze. FACCIO NOTARE che Lello, malgrado la gravità delle cose affermate, non ha mai su­bi­to al­cu­na de­nun­cia per “falsa te­sti­mo­nian­za” ed io, che invece ne subii una per avere inciso e cantato in giro la ‘Ballata di Pinelli’, sono stato poi lasciato in pace grazie ad un cablogramma del Ministro dell’Interno che negava ai Magistrati “l’autorizzazione a procedere nei confronti del professor Giuseppe Ranieri Masi” senza altro aggiungere, senza una qualunque motivazione. Gli assassini hanno paura della nuda verità.

DOMANDA
Ini­zia­mo chie­den­do­ti qual era il clima che si re­spi­ra­va fra gli anar­chi­ci subito dopo la bomba di piaz­za Fon­ta­na. Tu quali am­bien­ti po­li­ti­ci fre­quen­ta­vi allora ?

LELLO
Non è una sto­ria sem­pli­ce, posso spie­gar­mi o non spie­gar­mi, per farlo devi en­tra­re in una si­tua­zio­ne molto ar­ti­co­la­ta, sei.ob­bli­ga­to ad im­mer­ger­ti in una at­mo­sfe­ra molto com­ples­sa.
Vedo dalle do­man­de che mi ven­go­no fatte da com­pa­gni che hanno la mia età, che certe cose non sono chia­re nem­me­no a loro.
Non devi però me­ra­vi­gliar­ti se i gio­va­ni non ca­pi­sca­no o non sap­pia­no; questa è una sto­ria com­pli­ca­ta che ri­chie­de molta fa­ti­ca men­ta­le.
Fre­quen­ta­vo poco il Ponte della Ghi­sol­fa, di più lo Scal­da­so­le.. e quan­do mi chie­di qual era l’at­mo­sfe­ra bi­so­gna tener pre­sen­te che la mia è una ri­spo­sta sog­get­ti­va, non og­get­ti­va. Altre per­so­ne potrebbero darti risposte diverse.
Ti posso sem­pli­ce­men­te dire qual era la si­tua­zio­ne per come la vi­ve­va­mo noi, che era­va­mo un grup­po di anar­chi­ci gio­va­ni, ab­ba­stan­za nuovi, sle­ga­ti dalle strut­tu­re tra­di­zio­na­li del­l’or­ga­niz­za­zio­ne anar­chi­ca.
Que­sto va chia­ri­to.
Era fi­ni­ta in un certo modo l’eu­fo­ria del 68 e il mo­vi­men­to della si­ni­stra si stava strut­tu­ran­do in una forma che a noi anar­chi­ci non è che pia­ces­se tan­tis­si­mo. Na­sce­va il Mo­vi­men­to stu­den­te­sco, con i suoi ka­tan­ga, e le strut­tu­re au­to­ri­ta­rie con­tra­rie alle no­stre con­vin­zio­ni.
Il mo­vi­men­to anar­chi­co era stata ti­ra­to den­tro come re­spon­sa­bi­le di epi­so­di par­ti­co­lar­men­te im­por­tan­ti come le bombe alla Fiera di Mi­la­no, le bombe sui treni del mese di ago­sto e di altri fatti mi­no­ri.
In­da­ga­va­no sugli anar­chi­ci e.. se la po­li­zia ini­zia ad in­da­ga­re non è che sei se­re­no, sai che non c’en­tri nien­te ma non puoi stare tran­quil­lo..
e sai cosa suc­ce­de in quel pe­rio­do a Mi­la­no?
Era arrivato Ca­la­bre­si, da un anno o due, non ri­cor­do con pre­ci­sio­ne e ben prima della strage di piaz­za Fon­ta­na co­min­cia ad in­da­ga­re sugli anar­chi­ci e ne ven­go­no ar­re­sta­ti pa­rec­chi, per le bombe alla Fiera, che saran­no pro­sciol­ti.
Ca­la­bre­si tentava di coin­vol­ge­re Val­pre­da ed anche Pi­nel­li per­ché era fer­ro­vie­re, ma per le bombe sui treni ri­sul­te­rà che le hanno messe i fa­sci­sti e i com­pa­gni non c’en­tra­va­no nulla.
Pie­tro Val­pre­da de­ci­se ondognsto di la­scia­re Mi­la­no e sta­bi­lir­si a Roma per­ché non ne po­te­va più di quel­la si­tua­zio­ne. Anche Pinelli era sec­ca­to ma, tutto som­ma­to, devo dire che que­sto clima non ci aveva tolto la gioia di vi­ve­re e di fare at­ti­vi­tà po­li­ti­ca, so­prat­tut­to non ci aveva tolto la gioia di spe­ra­re che un cam­bia­men­to sa­reb­be stato pos­si­bi­le.
Il clima con­ti­nua­va ad es­se­re ab­ba­stan­za ot­ti­mi­sti­co, per cui si aveva vo­glia di an­da­re avan­ti. Si con­ti­nua­va a fare bat­ta­glie sulle car­ce­ri, sugli sfrat­ti, cam­pa­gne per­ché i com­pa­gni in­car­ce­ra­ti po­tes­se­ro avere un pro­ces­so ve­lo­ce.. Lotte che si fa­ce­va­no con se­re­ni­tà, non c’era l’a­ria pe­san­te che ci sarà dopo la strage. Que­sto posso rac­con­ta­re, la mia per­ce­zio­ne sog­get­ti­va. Quan­do ci sono dati og­get­ti­vi lo ri­mar­co, te lo dico.

DOMANDA
Dove ti tro­va­vi il gior­no della stra­ge di Piaz­za Fon­ta­na?

LELLO
Quel gior­no mi tro­va­vo a Se­ni­gal­lia nella casa dei miei, quindi vengo a sa­pe­re della strage ma non ero a Mi­la­no. Resto scon­vol­to dalla no­ti­zia di quel­lo che era suc­ces­so, ma non c’era pur lon­ta­na­men­te l’i­dea della pos­si­bi­li­tà che si po­tes­se­ro coin­vol­ge­re gli anar­chi­ci. Era una cosa fuori dalla no­stra im­ma­gi­na­zio­ne, fuori dalla no­stra por­ta­ta men­ta­le.
Poi mia madre si mette in con­tat­to te­le­fo­ni­co con me e mi dice: “guar­da, è ve­nu­ta a casa la Que­stu­ra e ha preso tua so­rel­la” e mia so­rel­la, po­ve­ret­ta, non si è mai in­te­res­sa­ta di po­li­ti­ca: l’han­no let­te­ral­men­te se­que­stra­ta.
Ar­ri­vo a Mi­la­no il 13 mat­ti­na e vado subito in Que­stu­ra dove ri­la­scia­no mia so­rel­la.
La Que­stu­ra era stra­pie­na di gente, sem­bra­va una fiera; avevano fatto una re­ta­ta pren­den­do tutti gli anar­chi­ci che co­no­sce­va­no.
In se­gui­to siamo ve­nu­ti a sa­pe­re – fatto sto­ri­co ve­ri­fi­ca­to, non una sup­po­si­zio­ne no­stra – che da Roma era ar­ri­va­to un te­le­gram­ma che in pra­ti­ca di­ce­va “in­ve­sti­ga­te sugli anar­chi­ci”.
Que­sto in so­stan­za vo­le­va dire met­te­re le in­da­gi­ni nelle mani di Ca­la­bre­si.
Nel­l’Uf­fi­cio Po­li­ti­co della Que­stu­ra (al­lo­ra si chia­ma­va così) c’era una se­pa­ra­zio­ne degli in­ca­ri­chi, c’era chi si oc­cu­pa­va dei fa­sci­sti, chi aveva altri in­ca­ri­chi spe­ci­fi­ci.
Degli anar­chi­ci se ne in­te­res­sa­va Ca­la­bre­si che ini­ziò le in­da­gi­ni fa­cen­do fer­ma­re tutti gli anar­chi­ci co­no­sciu­ti. Quin­di in Que­stu­ra c’era un sacco di gente; passa il 13, passa il 14, e mano mano le per­so­ne ve­ni­va­no ri­la­scia­te.

DOMANDA
Nei gior­ni di sa­ba­to 13, do­me­ni­ca 14 e lu­ne­dì 15 Dicembre sei sem­pre ri­ma­sto in Que­stu­ra
Non sei mai stato in­ter­ro­ga­to?

LELLO
Ogni tanto uno ve­ni­va preso e por­ta­to in una stan­za e in­ter­ro­ga­to, ma io non sono mai stato sot­to­po­sto a nes­sun tipo di in­ter­ro­ga­to­rio, non ho mai do­vu­to fir­ma­re alcun ver­ba­le.
Mi hanno fatto qual­che do­man­da ge­ne­ri­ca, o qual­che bat­tu­ta del tipo: “ah, come mai non eri a Mi­la­no? Ah si, eri al mare…”, bat­tu­te di que­sto tipo ma nulla di spe­ci­fi­co, non ero a Milano il 12 e quindi nes­su­na con­te­sta­zio­ne spe­ci­fi­ca, mi spie­go no?

DOMANDA
Arri­via­mo allora al tardo po­me­rig­gio del 15 di­cem­bre. Quan­ti siete ri­ma­sti nello stan­zo­ne? Cosa suc­ces­se nelle ul­ti­me ore della gior­na­ta?

LELLO
Nel po­me­rig­gio inol­tra­to di quel lu­ne­dì 15 ri­ma­nia­mo solo io e Pino.
La stan­za si era svuo­ta­ta com­ple­ta­men­te, gli altri erano stati ri­la­scia­ti, qual­cu­no por­ta­to a S. Vit­to­re e gli si fa­ce­va pas­sa­re una not­ta­ta in car­ce­re.
A que­sto punto i no­stri due fermi erano del tutto il­le­ga­li per­ché dopo 48 ore la Que­stu­ra avreb­be do­vu­to av­ver­ti­re l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria, la quale do­ve­va con­va­li­da­re il fermo o ri­la­scia­re il fer­ma­to.
Pino era in Que­stu­ra dal 12 po­me­rig­gio, io dal 13 mat­ti­no, en­tram­bi ab­bon­dan­te­men­te oltre le 48 ore di fermo e nes­sun ma­gi­stra­to era stato in­for­ma­to della no­stra con­di­zio­ne.
Era­va­mo quin­di trat­te­nu­ti in Que­stu­ra in modo il­le­ga­le. Que­sto deve es­se­re molto chia­ro.

DOMANDA
Nel tempo che sei ri­ma­sto solo con Pi­nel­li, vi siete par­la­ti? Avete scam­bia­to qual­che bat­tu­ta?

LELLO
Si cer­ca­va di ca­pi­re per­ché era­va­mo trat­te­nu­ti. Ero un ra­gaz­zo, ero sor­pre­so, un po’ in­quie­to, e di­ce­vo al Pino: “Per­ché ci ten­go­no an­co­ra qui?” Lui mi tran­quil­liz­za­va, “Lello non ti pre­oc­cu­pa­re, ci sen­to­no e ci la­scia­no an­da­re a casa”. Ri­cor­do che era se­re­no, molto tran­quil­lo; aveva più espe­rien­za di me ed era molto se­re­no. Ma ar­ri­via­mo a quan­do ven­go­no a pren­de­re Pi­nel­li. Viene por­ta­to via per gli in­ter­ro­ga­to­ri.
Ad un certo punto… ecco bi­so­gna en­tra­re in quell’ at­mo­sfe­ra per poter ca­pi­re.
A quel­l’o­ra la­vo­ra­va solo l’Uf­fi­cio Po­li­ti­co della Que­stu­ra sui fatti di Piaz­za Fon­ta­na.
C’era un si­len­zio ter­ri­bi­le ed ero solo in quel­lo stan­zo­ne dove c’é una di quel­le mac­chi­net­te per il caffè.
Ero se­du­to e, di fron­te a me, c’era un’ aper­tu­ra gran­de come 4-5 porte, molto gran­de. Una per­tu­ra che dava sul cor­ri­do­io.. Dalla mia po­si­zio­ne po­te­vo ve­de­re bene il cor­ri­do­io.
Prima di mez­za­not­te, penso un quar­to d’ora, venti mi­nu­ti prima, al­l’im­prov­vi­so ini­zia­no ad ar­ri­va­re dei ru­mo­ri che pro­ve­ni­va­no dalla stan­za degli in­ter­ro­ga­to­ri. Sen­ti­vo ru­mo­ri che posso de­scri­ve­re come un tram­bu­sto, delle voci con toni alti, un par­la­re con­ci­ta­to.
Fino ad al­lo­ra non avevo sen­ti­to nulla, ed erano di­ver­se ore che Pino era li den­tro.
Al­l’im­prov­vi­so sento que­sti ru­mo­ri e mi al­lar­mo. Cosa suc­ce­de?
Dopo un quar­to d’ora, 20 mi­nu­ti, sento un ru­mo­re che rompe il si­len­zio della notte, un tonfo in quel si­len­zio as­so­lu­to.
Dopo po­chis­si­mo tempo sento spo­star­si gente nel cor­ri­do­io e ven­go­no da me: “cos’è suc­ces­so?” chiedo. Mi di­co­no: “si è but­ta­to”. Ar­ri­va poi Ca­la­bre­si che mi dice: “sta­va­mo par­lan­do tran­quil­la­men­te, non ca­pi­sco per­ché si sia sui­ci­da­to”.
Non gli ho chie­sto se era nella stan­za; mi ha detto: “sta­va­mo par­lan­do tran­quil­la­men­te…” ed era evi­den­te, per come lo ha detto, che lui era nella stan­za. Non l’ha detto espli­ci­ta­men­te, ma era as­so­lu­ta­men­te evi­den­te che era nella stan­za dove c’era Pi­nel­li.
Vengo preso e por­ta­to a San Vit­to­re, la­scia­to li tutta la notte e albmat­ti­no ri­la­scia­to. Dopo mi av­vi­ci­na un av­vo­ca­to che mi chie­de: “Lello, ma hai visto qual­cu­no pas­sa­re nel cor­ri­do­io nei mo­men­ti pre­ce­den­ti l’as­sas­si­nio di Pi­nel­li? Dico ‘as­sas­si­nio’ per­ché per me così è stato.
Io dico: “no, non è pas­sa­to nes­su­no; ho sen­ti­to dei ru­mo­ri prima, 15-20 mi­nu­ti prma, ma dopo non è pas­sa­to as­so­lu­ta­men­te nes­su­no”.
“Ma Lello, non ti sarai di­strat­to?”, chiede ed io dico “no, ero li di fron­te alla porta, aspet­ta­vo di ca­pi­re cosa era suc­ces­so nella stan­za degli in­ter­ro­ga­to­ri”. Ma quel­lo, l’av­vo­ca­to, in­si­ste, tan­t’è che gli dico: “Ca­vo­lo, te l’ho già detto, per­ché in­si­sti così?”
Quan­do mi venne chie­sto se avevo visto pas­sa­re qual­cu­no nel cor­ri­do­io, io non sa­pe­vo an­co­ra quel­lo che aveva detto il com­mis­sa­rio Ca­la­bre­si, non lo sa­pe­vo pro­prio.
In quel mo­men­to la mia te­sti­mo­nian­za, in sé stes­sa, non vo­le­va dire nien­te.
Quan­do di­ven­ta im­por­tan­te? Quan­do vengo a sapere che smen­ti­sce quel­lo che Ca­la­bre­si aveva af­fer­ma­to.
In­fat­ti Ca­la­bre­si aveva detto: “non ero nella stan­za dove è morto Pi­nel­li, sono usci­to pochi istan­ti prima per an­da­re nel­l’uf­fi­cio di Al­le­gra”.
L’uf­fi­cio di Al­le­gra, capo dell’Ufficio Politico, era di fron­te al­l’a­per­tu­ra nella pa­re­te che prima ti ho de­scrit­to e quan­do vengo a sa­pe­re cosa so­stie­ne Ca­la­bre­si ca­pi­sco che ha men­ti­to.
Non è usci­to nei mo­men­ti che pre­ce­do­no la morte di Pi­nel­li, nel­l’uf­fi­cio di Al­le­gra non c’è si­cu­ra­men­te an­da­to. Calabresi co­strui­sce per sè que­sta scap­pa­to­ia; mi spie­go no?
“Ma come fai a es­se­re così si­cu­ro che non è pas­sa­to?”, mi dice l’avvocato, ed io: “ Guar­da, ero at­ten­to, era buio ma tutto si­len­zio­so, era im­pos­si­bi­le non sen­ti­re ru­mo­re di passi nel cor­ri­do­io e c’è il fatto che Calabresi mi disse: “sta­va­mo par­lan­do tran­quil­la­men­te…”

Que­sta te­sti­mo­nian­za l’ho fatta al primo ma­gi­stra­to che mi ha in­ter­ro­ga­to, mi sem­bra fosse Caiz­zi, a lui per primo ho detto que­ste cose.. Poi sono an­da­to avan­ti per anni a dirle, sembrerò si­cu­ra­men­te mo­no­to­no e ri­pe­ti­ti­vo, ma la ve­ri­tà non ha il dono della va­ria­bi­li­tà.
Non può es­se­re va­ria­ta, mo­di­fi­ca­ta, la ve­ri­tà.

DOMANDA
Hai sen­ti­to il tram­bu­sto e sei di­ven­ta­to più vi­gi­le e at­ten­to, dif­fi­ci­le pen­sa­re che in una si­tua­zio­ne del ge­ne­re po­tes­si es­se­re di­strat­to…

LELLO
As­so­lu­ta­men­te im­pos­si­bi­le, ero ben sveglio e molto at­ten­to a quel­lo che stava suc­ce­den­do.
La cosa di­ver­ten­te, e anche do­cu­men­ta­ta da un rap­por­to scrit­to, è che Al­le­gra, il capo del­l’Uf­fi­cio po­li­ti­co della Que­stu­ra, ha detto in un primo mo­men­to che Ca­la­bre­si quan­do è ca­du­to Pino era nella stan­za e lo stava in­ter­ro­gan­do. Lo stes­so Al­le­gra, di nuovo in­ter­ro­ga­to in se­gui­to, dirà: “mah, posso anche es­ser­mi sba­glia­to”. Al­lu­ci­nan­te, no?

An­dia­mo ora a quel­lo che suc­ce­de dopo. Nella notte stessa viene con­vo­ca­ta una con­fe­ren­za stam­pa con Guida, que­sto­re di Mi­la­no, Al­le­gra, capo del­l’Uf­fi­cio Po­li­ti­co, e Ca­la­bre­si
Su que­sto si pos­so­no anche an­da­re a ve­de­re i gior­na­li del­l’e­po­ca. I tre so­sten­go­no al­l’u­ni­so­no che Pi­nel­li si è sui­ci­da­to per­ché era com­pli­ce di Val­pre­da, che ha messo le bombe, e si è but­ta­to gri­dan­do: “l’a­nar­chia è fi­ni­ta”.
Ca­la­bre­si la rac­con­ta sem­pre in prima per­so­na e non dice “io non ero nella stan­za”, non dice: “mi hanno detto i miei, perchè io non ero nella stan­za”. Passano un paio di set­ti­ma­ne e si ri­man­gia­no tutto, “non è vero che Pi­nel­li è col­pe­vo­le”, dicono.. Hanno detto tutto e il con­tra­rio di tutto; ma per­ché tutte quel­le ver­sio­ni? Tutte quel­le men­zo­gne?
Su ciò che suc­ces­se quel­la notte si sono sen­ti­te cose ve­ra­men­te ca­ri­ca­tu­ra­li..
Al pro­ces­so Ca­la­bre­si-Lotta con­ti­nua ad un certo punto Pa­nes­sa, un bri­ga­die­re pre­sen­te nella stan­za del­l’in­ter­ro­ga­to­rio, dice: “Ho cer­ca­to di fer­ma­re Pi­nel­li e mi è ri­ma­sta una scar­pa in mano”, al che lo stes­so Pre­si­den­te lo ri­pren­de: “guar­di bri­ga­die­re che Pi­nel­li è stato tro­va­to nel cor­ti­le con tutte e due le scar­pe”, insomma tutti quel­li che erano nella stan­za dell’in­ter­ro­ga­to­rio di Pinelli si sono di­mo­stra­ti ben capaci di uccidere ma assolutamente in­ca­pa­ci di rac­con­ta­re le loro balle, proprio as­so­lu­ta­men­te in­ca­pa­ci.

DOMANDA
Nei pro­ces­si che ci sono stati su Piaz­za Fon­ta­na e l’as­sas­si­nio di Pi­nel­li, sei stato chia­ma­to a te­sti­mo­nia­re?

LELLO
Sono stato in­ter­ro­ga­to da Caiz­zi che aveva aper­to un’in­chie­sta som­ma­ria che è stata su­bi­to chiu­sa, come sap­pia­mo.
Poi sono an­da­to a te­sti­mo­nia­re al pro­ces­so Ca­la­bre­si-Lotta Con­ti­nua ed ho esattamente detto le cose che ti sto di­cen­do, guar­dan­do Ca­la­bre­si in fac­cia.
Lui era di­fe­so da un av­vo­ca­to al­lo­ra molto co­no­sciu­to, mi pare si chia­mas­se Lener o qual­co­sa del ge­ne­re.. In­som­ma, l’av­vo­ca­to di Ca­la­bre­si non mi ha in­ter­ro­ga­to e que­sto si­gni­fi­ca una sola cosa: ha ri­te­nu­to che fossi un teste inat­tac­ca­bi­le.
Poi ci fu la de­nun­cia di Licia, la mo­glie di Pino, a se­gui­to della quale è stata aper­ta un’in­da­gi­ne che venne af­fi­da­ta a Ge­rar­do D’Am­bro­sio che, guar­da caso, si è di­men­ti­ca­to di in­ter­ro­gar­mi.
Ha in­ter­ro­ga­to i po­li­ziot­ti pre­sen­ti nella stan­za del­l’in­ter­ro­ga­to­rio, che erano po­ten­zial­men­te tutti im­pu­ta­bi­li e quin­di sap­pia­mo bene cosa po­te­va­no dire tra molte con­trad­di­zio­ni.

DOMANDA
Eri l’u­ni­ca per­so­na pre­sen­te in quel piano della Que­stu­ra che non ap­par­te­nes­se in qual­che modo alla po­li­zia e hai sem­pre so­ste­nu­to le cose che stai di­cen­do.
La tua te­sti­mo­nian­za è fon­da­men­ta­le e ca­pia­mo bene per­ché sia stata sem­pre ri­mos­sa.
Ti chie­dia­mo un’ul­ti­ma cosa sulla fi­gu­ra del com­mis­sa­rio Ca­la­bre­si.
Negli ul­ti­mi anni è stato co­strui­ta su di lui l’im­ma­gi­ne del po­li­ziot­to buono, del­l’e­roe po­si­ti­vo che la­vo­ra per il ri­spet­to della le­ga­li­tà. Tu, in que­gli anni che eri a Mi­la­no, che ri­cor­do hai personalmente di Luigi Ca­la­bre­si?

LELLO
Ca­la­bre­si ha ac­cu­sa­to gli anar­chi­ci per le bombe alla Fiera di Mi­la­no e sono stati i fa­sci­sti, ha ac­cu­sa­to gli anar­chi­ci per le bombe sui treni e sono stati i fa­sci­sti, ha ac­cu­sa­to gli anar­chi­ci per Piaz­za Fon­ta­na e sono stati i fa­sci­sti. Volendo si potrebbe dire che, come in­ve­sti­ga­to­re, è stato un fal­li­men­to com­ple­to.
Tutto l’o­pe­ra­to di Ca­la­bre­si, dal primo al­l’ul­ti­mo suo gior­no a Mi­la­no, de­no­ta ac­ca­ni­men­to con­tro gli anar­chi­ci già ben prima della strage di Piaz­za Fon­ta­na. Po­trei rac­con­ta­re pa­rec­chie cose sul suo modo di fare l’in­ve­sti­ga­to­re.
Calbresi cer­ca­va di scon­vol­ge­re le per­so­ne che in­da­ga­va. Pren­de­va in­for­ma­zio­ni sulla vita pri­va­ta delle per­so­ne, su fatti stret­ta­men­te per­so­na­li che nulla ave­va­no a che ve­de­re con le in­chie­ste, e li usava per de­sta­bi­liz­za­re l’in­da­ga­to. Una tat­ti­ca che usava l’O­vra, la po­li­zia fa­sci­sta, dei buoni mae­stri!
Non era per nulla un po­li­ziot­to de­mo­cra­ti­co, era un po­li­ziot­to molto più astu­to degli altri, dai quali po­te­vi pren­de­re solo quat­tro schiaf­fo­ni.

     CONCLUSIONI

La stra­ge di Piaz­za Fon­ta­na è stata una “Stra­ge di Stato” con­tro le no­stre lotte, per co­strin­ge­re sulla di­fen­si­va un mo­vi­men­to che era al­l’of­fen­si­va ed av­via­re, sul­l’on­da della emo­zio­ne per i fatti di Piaz­za Fon­ta­na, una svol­ta di re­gi­me di tipo au­to­ri­ta­rio, svolta che non è riu­sci­ta per l’e­nor­me ri­spo­sta popolare che siamo riu­sci­ti a dare a tutti i li­vel­li

Giuseppe Pi­nel­li, vittima di un omicidio premeditato per disorientare e indebolire il movimento di lotta, in quei tre gior­ni e notti di arresto il­le­ga­le aveva in­te­so il senso delle bombe del 12 di­cem­bre e, anche per que­sto, non po­te­va più sci­re vivo dalla que­stu­ra

Pubblicato da pinomasi

selinunte, marinella di selinunte, comune di castelvetrano, provincia di trapani, regione sicilia, nazione italia, madre siciliana, padre pisano, nonno materno scultore liberty ed oratore socialista rivoluzionario, nonno paterno poeta futurista e fascista dalla marcia su roma fino alla fine di salò, scuole in sicilia fino alla quarta elementare, quinta elementare e scuola media a pisa, maestro d'arte diplomato all'istituto statale d'arte di pisa con la migliore media di voti del suo corso, poi - come pittore allievo di severa e purificato all'accademia delle belle arti di firenze - studia anche anatomia e storia dell'arte e, al contempo, aderisce alpotere operaio pisano che ruota attorno alle con/vers/azioni di sofri cazzaniga dellamea luperini e fonda con alfredo bandelli e lydia nissim ed altri il canzoniere pisano dando inizio alla nuova canzone popolare di lotta che caratterizzerà il movimento di antagonismo politico culturale per tutto un quindicennio caratterizzato dalle lotte sociali e dall'unità tra studenti e operai, unità che dava al movimento di allora la forza bastante a richiedere ed imporre al sistema di potere bipolare asssoluto filosovietico o filoatlantico di allora una alternativa indipendente di democrazia diretta, esempio temibile di questa forza fu per i potenti di allora l'autunno caldo del 1969 ed a questa forza da loro temuta risposero immediatamente con la strategia della tensione iniziata appunto con la strage di piazza fontana a milano del 12 dicembre 1969, strage di cui lo stato accusava gli anarchici e di cui invece pino, in piena sinntonia con la nascente lotta continua di adriano sofri e di mauro rostagno, accusava lo stato come mandante ed esecutore della strage attraverso i suoi servizi appositamente segreti, nasce così il canzoniere del proletariato e la collana dei dischi di lotta continua, nascono i circoli ottobre, nasce il film di pasolini sulla strage e nasce la distribuzione militante dei dischi e del film e dei concerti con il circuito culturale alternativo rappresentato dai circoli ottobre, ma la strategia della tensione attuata dal potere centrò comunque il suo principale scopo e cioè quello di spostare improvvisamente lo scontro col movimento antagonista dal livello prevalentemente culturale a quello prevalentemente militare, che non poteva che portare al soffocamento culturale del movimento...