Pino Masi e Rocco Iacopini in.. “Poltrone & Divani” Talk’n Music Show Summer Tour 2o22 ! Phone for booking (39).388.757.3141

CI CONOSCIAMO ed amiamo, Rocco ed io, da quando non ancora ventenni ci vedevamo con le chitarre a Pisa sotto la Torre Pendente e poi, seduti sull’erba con tantissimi giovani attorno, cantavamo

CON GRANDE emozione dei presenti.. io cantavo canzoni anche tristi di De Andrè, che allora quasi nessuno conosceva, ed a sua volta Rocco – godendo beato – sciorinava in perfetto Inglese, o meglio in perfetto Americano, lo scìbile suo infinito di tutto ciò che di già noto o lietamente per noi conoscibile ci fosse nella da lui amata ‘american music culture’

ERA TUTTA una spumeggiante cascata di canti dalla Costa Californiana dei beati surfisti fino alla grande, davvero ‘grande mela’, risonante dai grandi palchi del Central Park e degli innumerevoli locali fino alle radio da cui sgorgava impetuosa ed anche, ma soprattutto in privato, dai favolosi dischi neri in vinile pubblicati ed universalmente diffusi dalla, prima coraggiosa e poi sempre più lucrosa, intrapresa discografica statunitense

NON POSSO, onestamente, qui non dire che al serale sciogliersi di tali nostre applaudite sessioni tornavo da solo a piedi a casa a masticare cena con il gran cuore gonfio di romantiche illusioni mentre lui, lui Rocco, per mano ogni sera ad una nuova straniera si allontanava disinvolto solo di qualche decina di metri dalla zona centrale del prato tra la Torre e il Duomo, la sera artificialmente illuminata, dove prima si cantava e, calmo, si dirigeva sicuro verso la zona più oscura e silenziosa del nostro immenso Campo dei Miracoli, tra Camposanto Vecchio e Battistero, per piacevolmente giacere con lei, nell’erba alta, vicino alla Porta dei Leoni

CHIARO CHE, pur ammirando le sue capacità di seduzione senza alcuna invidia, non potevo che silenziosamente soffrire la nuda carenza d’amore di quei miei giorni di ingenuo ventenne e le mie notti, piene di sogni ma vuote di tangibili doni

MI ERO da poco gloriosamente aggiudicato il titolo di Maestro d’Arte, a Pisa, alla scuola di Mino Rosi con la miglior media di voti del mio corso ed ora mi sentivo adulto, ma stavo ancora dai miei

AVEVO IMPARATO il Latino e il Francese, che parlavo bene, ma non capivo – o forse rifiutavo di capire ? – il barbaro Inglese ed il volgare Americano, d’altra parte ero cresciuto in braccio e per mano a mio nonno – vero capopopolo dei braccianti – ed a mia madre.. che, dolce ma severa in questo, chiamava ‘americanate’ tutte le fesserie che commettevo

NON BASTASSE, ora sentivo cose orribili sulla guerra in corso nel lontano Vietnam e, nei giornali stesi sui tavoli dei bar, vedevo le foto a colori di grandi e bambini in fiamme fuggire dalle capanne bombardate dagli aerei Usa con il napalm… Chiaro che a mia ammirazione per la lingua e la cultura musicale americana sembrava dunque ben lontana dal nascere, ma ‘mai dire mai’

E FU PROPRIO nell’Autunno di quell’anno infatti, l’anno che tre volte la settimana andavo in treno a Firenze dove frequentavo all’Accademia delle Belle Arti – sezione “Pittura, Anatomia, Storia dell’Arte” – le lezioni di ‘nuova figurazione’ del M° Domenico Purificato e, sbalordito, le affollatissime lezioni – del grande prof Gòlzio – di Storia dell’Arte

E INTANTO A PISA, nei giorni che non andavo a Firenze portavo le mie poche cose – per finalmente vivere da artista indipendente, non più dai miei.. ma in una favolosa ansarda, l’intero ultimo piano di un antico palazzo del centro, non lontano dal fiume

SEI STANZE più bagno e cucina sotto un magnifico tetto con grandi travi di legno a vista e una terrazza alta con stupenda veduta sugli infiniti tetti e torri e pinnacoli della città.. fino al fiume che la attraversa ed alle sempreverdi scure pinete giù verso il mare

FU IN QUELLA meravigliosa mansarda, dove da poco vivevo e creavo che, due mesi dopo, in pieno Inverno, portai romanticamente a vivere con me Charlotte, geniale ragazza americana per puro caso e/o destino stranamente da me conosciuta in un insolito mattino nebbioso, in riva al fiume in piena con un libro in mano, un romanzo in Italiano che si era procurata per praticare la lingua un paio di mesi prima di tornare negli Usa

FU COSÌ CHE, entrambi innamorati, con lei che non parlava assolutamente Italiano e tantomeno in Americano io, vivemmo – entrambi per la prima volta ‘more uxorio’ ! – non solo i due mesi previsti ma ben quattro anni.. finché non mi giunse la bendetta chiamata al servizio militare di leva, allora obbligatorio eche in pochi mesi affondò il nostro meraviglioso idìllio

ORA PERÒ finalmente capivo e parlavo beneAmericano quanto lei l’Italiano e.. ultimo ma non ultimo, suonando anche lei la chitarra e cantando meravigliosamente – a Pisa dopo mezzo secolo i vecchi superstiti ancora la ricordano tutti- in quei nostri miracolosi quattro anni mi aveva con amore iniziato alla musica ‘alternativa’ americana dal blues agli autori folk – non solo da Bob Dylan in poi ma da Woody a Pete Seeger dagli Afroamericani a Irlandesi come suo padre…

CHE CON LA MADRE di Charlotte gestiva, a Cape Cood, costa atlantica a poche centinaia di miglia a nord di NewYok, un piccolo ristorante dove spesso veniva a mangiare l’intera tribù dei vecchi e giovani Kennedy dall’ isoletta con la fattoria di Wineyard

Pubblicato da pinomasi

selinunte, marinella di selinunte, comune di castelvetrano, provincia di trapani, regione sicilia, nazione italia, madre siciliana, padre pisano, nonno materno scultore liberty ed oratore socialista rivoluzionario, nonno paterno poeta futurista e fascista dalla marcia su roma fino alla fine di salò, scuole in sicilia fino alla quarta elementare, quinta elementare e scuola media a pisa, maestro d'arte diplomato all'istituto statale d'arte di pisa con la migliore media di voti del suo corso, poi - come pittore allievo di severa e purificato all'accademia delle belle arti di firenze - studia anche anatomia e storia dell'arte e, al contempo, aderisce alpotere operaio pisano che ruota attorno alle con/vers/azioni di sofri cazzaniga dellamea luperini e fonda con alfredo bandelli e lydia nissim ed altri il canzoniere pisano dando inizio alla nuova canzone popolare di lotta che caratterizzerà il movimento di antagonismo politico culturale per tutto un quindicennio caratterizzato dalle lotte sociali e dall'unità tra studenti e operai, unità che dava al movimento di allora la forza bastante a richiedere ed imporre al sistema di potere bipolare asssoluto filosovietico o filoatlantico di allora una alternativa indipendente di democrazia diretta, esempio temibile di questa forza fu per i potenti di allora l'autunno caldo del 1969 ed a questa forza da loro temuta risposero immediatamente con la strategia della tensione iniziata appunto con la strage di piazza fontana a milano del 12 dicembre 1969, strage di cui lo stato accusava gli anarchici e di cui invece pino, in piena sinntonia con la nascente lotta continua di adriano sofri e di mauro rostagno, accusava lo stato come mandante ed esecutore della strage attraverso i suoi servizi appositamente segreti, nasce così il canzoniere del proletariato e la collana dei dischi di lotta continua, nascono i circoli ottobre, nasce il film di pasolini sulla strage e nasce la distribuzione militante dei dischi e del film e dei concerti con il circuito culturale alternativo rappresentato dai circoli ottobre, ma la strategia della tensione attuata dal potere centrò comunque il suo principale scopo e cioè quello di spostare improvvisamente lo scontro col movimento antagonista dal livello prevalentemente culturale a quello prevalentemente militare, che non poteva che portare al soffocamento culturale del movimento...